Maiora MITHO DEGAS <F> 1/1

Testo e foto di Giulio Fabricatore

 Confezione 

Un cartoncino grigio “a manicotto” (aperto alle due estremità) e contrassegnato dalla scritta MAIORA (a rilievo) riveste la scatola vera e propria, in un semplice e piuttosto severo cartoncino grigio che sulla superficie superiore ripete la scritta MAIORA sormontata dal bel logo grafico della casa. All’interno è sistemata una lastra piuttosto spessa di neoprene ad elevata densità, nella quale sono ricavate due spazi: l’uno (a clessidra) ospita la penna, l’altro, di forma quadrata, costituisce l’alloggiamento di un piccolo calamaio “omaggio”, privo di indicazioni sul colore e la quantità (?…): una soluzione semplice ma ben protettiva del contenuto.

Struttura ed estetica

Questa penna ripropone, in maniera fedele, forma, stile e dettagli della fortunata serie Mitho ma presenta un paio di particolarità che meritano di essere subito messe in evidenza: realizzata in esclusiva per GOLDPEN, utilizza come materiale strutturale una resina speciale tratta a nuova vita dall’archivio storico DELTA. E, come dicono chiaramente le immagini, l’effetto visivo è di grande fascino: i particolarissimi cromatismi (tutti giocati su avorio, nocciola e nero) ripropongono un modello stilistico che “più vintage” non si può, capace di conquistare a prima vista e senza condizioni!

Se poi si considera che questa penna è stata prodotta in tre versioni (distinte per il colore delle finiture delle minuterie metalliche: oro giallo, oro rosa o bianco/palladio) con un solo esemplare per tipo, appare del tutto giustificato l’entusiasmo del collezionista che è ruscito ad aggiudicarsene un esemplare o …la delusione di chi l’ha mancata!

Grazie alla cordiale disponibilità della signora Laura di Goldpen, sono riuscito ad aggiudicarmi l’esemplare con finiture “bianche” oggetto della presente recensione.

A costo di ripetere quanto già detto per altri modelli simili, la forma della penna può essere descritta come un cilindro leggermente rastremato con le caratteristiche estremità (di fusto e cappuccio) di tipo troncoconico. I diametri in gioco contribuiscono a dare alla penna un aspetto tendente al massiccio, cosa che incontra pienamente il mio gusto personale.

Si tratta di una forma che ripropone, senza alcuna timidezza, i modelli estetici e strutturali di una tradizione che risale ad epoche più o meno recenti, fino agli ambiti di Delta e dintorni.

Come già detto, questi tre esemplari in edizione speciale della serie Mitho sono, ovviamente, del tutto identici, con l’unica differenza nel colore delle minuterie metalliche. Caratteristica comune all’intera serie è la deliziosa veretta (in argento 925) a ridosso della bocca del cappuccio, sistemata fra due anelletti metallici che, anche se piuttosto sottili e discreti, contribuiscono a “dare luce” al cappuccio.

Ancora due anelletti provvedono a separare il fusto dal fondello e dalla sezione, rispettivamente. Un anello un po’ più consistente funge da attacco per la clip, dalla forma rastremata fino alla punta, ove termina con la ormai solita rotellina: occorre riconoscere la decisiva importanza di questi decori nell’aspetto complessivo e nel fascino di questa penna.

Sento di dover esprimere il più vivo apprezzamento per l’elevato livello di finitura di questa produzione manuale che si dimostra attentissima alla cura dei particolari, ben consapevole che “…il diavolo si nasconde nei dettagli!”. In questo ambito una menzione particolare, pienamente meritata, va al livello progettuale e realizzativo della veretta, un manufatto di gusto raffinato, un vero valore aggiunto alla peraltro ineccepibile realizzazione.

Sulla parte alta del retro del cappuccio, a ridosso dell’anello di attaco della clip, è riportata la scritta incisa su due righe: MAIORA / -ITALY- mentre in basso, a circa un centimetro dalla veretta, su tre righe sono riportate le incisioni: DEGAS / PALLADIUM / 1/1, a conferma formale dell’unicità dell’esemplare. 

Comodità d’uso

Dimensioni e peso contribuiscono a trasmettere una rassicurante sensazione di solida consistenza. Diametro e lunghezza consentono un uso comodo anche senza cappuccio calzato a mani medie o medio-grandi.

Quelli che, nonostante tutto, proprio non possono fare a meno di tenere il cappuccio infilato sulla coda del fusto non saranno comunque troppo penalizzati: il peso limitato del cappuccio produce un arretramento abbastanza contenuto del baricentro.

La sezione, col suo diametro generoso, si presenta proporzionata alle dimensioni globali; la lieve rastrematura (meno di un millimetro) si risolve in una strombatura (o “flare”) finale che fornisce un utile riferimento a quanti preferiscono un’impugnatura piuttosto bassa.

Nel complesso la penna si tiene in mano in maniera comoda e sicura: fatta eccezione per 

gli amanti delle penne sottili e leggere (?…) questa penna offre condizioni di scrittura del tutto soddisfacenti.

Il cappuccio si apre in poco meno di un giro completo (circa 320°) ad agevolare quanti usano la penna con un continuo apri-e-chiudi.

La cura con la quale sono realizzate le filettature vale a prevenire giochi o incertezze di impegno: il cappuccio si chiude sempre in modo assolutamente sicuro e rapido.

Questa penna è dotata di un’alimentazione a pistone azionato asportando il fondello cieco in coda. L’alberino metallico di comando è assolutamente liscio: sarebbe stato ancora più comodo (e pratico) se la “coda” dell’alberino fosse stata dotata di una pur semplice, elementare zigrinatura, a prevenire frustranti scivolamenti di dita sudate. 


Molto apprezzato l’utile sistema a scappamento capace di prevenire pericolose forzature in fase di caricamento: quando lo stantuffo arriva a fine corsa il meccanismo produce una serie di “tic” perfettamente percepibili, a confermare che un’ulteriore rotazione dell’alberino non trasmette coppia al meccanismo, prevenendo così forzamenti e infauste rotture.

La presenza di una ink window, pur se di indubbia comodità, è sempre fonte di perplessità di natura estetica, per il timore di interferire negativamente con il tema grafico della resina impiegata, tanto più se particolare. In questo caso la finestrella rimane però completamente coperta dal cappuccio in posizione chiusa: ottima scelta!

Come per l’intera serie Mitho, la clip è piuttosto rigida (a causa dello spessore del metallo e di una sezione dalla forma leggermente arcuata) ma, grazie alla provvidenziale rotellina finale, riesce, con un certo sforzo, ad agganciarsi sui tessuti, purché non troppo spessi…

 

Il gruppo di scrittura

Come altre serie Maiora, anche Mitho Degas monta un bel pennino JoWo #6, che in questo caso è in oro 18K, su un alimentatore in ABS. La larghezza del pennino in dotazione è <F>, proprio la mia preferita (quando si dice fortuna!…).

Anche per questa penna non posso che ribadire considerazioni già fatte in merito: ritengo che aver deciso di rivolgersi alla nota e collaudatissima JoWo per un componente così decisivo e delicato rappresenti una scelta aziendale estremametne razionale e, in fondo, vantaggiosa; ad evitare incertezze o incongrui cimenti, è saggio che per i gruppi di scrittura ci si affidi, almeno per il momento, a chi li fa, benissimo, da oltre un secolo e mezzo.

Il pennino in dotazione presenta un’estetica decisamente sobria quasi fino alla assoluta essenzialità: una semplice linea, a “V” rovesciata, è incisa ad accompagnare il profilo superiore del pennino, lungo le due “ali”; sotto il foro di sfiato circolare l’originale logo “stellare” della casa sovrasta l’incisione col nome del marchio, Maiora; su un rigo sottostante si trova la scritta Italy in un elegante corsivo; incisioni “in bianco” su due righe (subito a ridosso della sezione) riportano il titolo dell’oro (18 K – 750) e la “F” della larghezza nominale: tutto qua…

Avendo rinunciato (per una serie di articolati motivi tecnici) agli alimentatori in ebanite, questa penna mantiene lo stesso alimentatore dell’intera serie MITHO: quasi completamente piatto, evidenzia uno sviluppo estremamente essenziale, con le sue semplici strisce orizzontali e la limitata sfettatura verso la punta del pennino.

La prova sul campo conferma la sostanziale validità della scelta operata da Maiora.

Per la prova di scrittura ho utilizzato il prestigioso Iroshizuku ASA-GAO. La carta è il consueto, affidabile puntinato Fabriano Ecoqua.

L’esperienza di scrittura con “MITHO DEGAS” può essere subito definita estremamente gratificante: la sua “facilità” espressiva poggia sulla totale assenza di salti o false partenze, sulla capacità di lasciare una traccia consistente anche solo appoggiando la penna sul foglio, sotto l’azione del suo modesto peso (“zero pressure”); una conferma solida e chiara delle caratteristiche che (differenze a parte) dovrebbe avere qualunque stilografica seria, capace di trasformare i pensieri in segni quasi senza alcuno sforzo fisico. Naturalmente, non lo si ripeterà mai abbastanza, la “qualità” finale della scrittura dipende dalla combinazione pennino-carta.

Con la carta scelta per la prova di scrittura ho potuto godere della quasi totale mancanza di feedback, appena percepibile solo nei tratti lunghi e veloci o nei ghirigori più complessi. 

Pur nella riconosciuta arbitrarietà delle indicazioni “nominali” relative alle larghezze dei pennini, la traccia prodotta da questo <F> appare abbastanza consistente con quella (tendenzialmente generosa) comunemente attribuita ad un pennino fne europeo; il postivo contributo dell’alimentatore si riconosce dalla inchiostrazione, da adeguata a generosa, in ogni condizione operativa. 

Si può contare su uno sweet spot relativamente ampio, ± 30° circa di rotazione assiale, una prestazione che dovrebbe favorire soggetti con approcci anche piuttosto diversi in tema di impugnatura.

La forma del pennino lascia agevolmente prevedere una certa rigidezza, quasi del tutto indipendente dal suo materiale costitutivo; ocorre esercitare un marcato aumento di pressione per ottenere un allargamento apprezzabile della traccia, fin quasi al triplo del valore “a riposo”. A tal proposito merita ricordare, una volta di più che i pennini “moderni” (prati

camente TUTTI) sono intrinsecamente concepiti per una scrittura pittosto “neutra” (ovvero impersonale) e comunque decisamente lontana dalle possibilità di una scrittura calligrafica. Oltretutto l’oro 18 K è materiale abbastanza plastico da meritare una certa attenzione: risponde con deformazioni tristemente permanenti ad una sollecitazione eccessiva. 

A dirla in breve il comportamento di questo gruppo di scrittura mostra qualche margine di sensibilità all’approccio dello scrivente ma resta del tutto in linea con i canoni piuttosto angusti della scrittura, frettolosa e disinvolta, oggi assunta come regola e praticata dalla stragrande maggioranza degli utilizzatori: non è certamente un limite o un difetto di “questo” pennino ma, molto semplicemente, è l’espressione dei canoni dominanti nella scrittura ordinaria.

La scrittura a pennino invertito (reverse writing) produce un tratto abbastanza più sottile, quasi un <EF>, con una inchiostrazione sempre adeguata e un feedback abbastanza contenuto: ci si può avvalere di questa modalità con un certo agio.

Nel complesso la prova può essere definita estremamente lusinghiera.

In mancanza di informazioni specifiche, non sono in grado di fornire ragguagli affidabili sulle modalità di sostituzione del gruppo di scrittura o del solo pennino.


CONCLUSIONI

Mitho Degas è una penna che non passa inosservata, per la mole, la particolarità dei motivi vintage, la straordinaria finezza dei decori e la classe complessiva; si può da subito (out of the box) contare su uno strumento di scrittura elegante, affidabile e gratificante. La Mitho Degas ha le carte in regola per diventare una compagna fedele, abituale e assai piacevole delle nostre giornate (di lavoro o di svago …creativo), destinata ad essere notata, ammirata e (ahimé…) desiderata. 

Il prezzo, certamente non irisorio, di 690 € appare assolutamente adeguato alla classe dello strumento e, se si tiene conto della storia della sua particolare resina e dell’unicità dell’oggetto, può essere considerato perfino conveniente.


Buona scrittura. Buon divertimento.



[marzo 2023]

[recensione pubblicata in https://www.ilpennofilo.it]

Esprimo con piacere i miei ringraziamenti alla signora Laura di GOLDPEN che, con la sua amabile cortesia, mi ha consentito di entrare in possesso di questo delizioso strumento di scrittura che va gloriosamente ad aggiungersi alla mia collezione: grazie!Il confronto (dall’alto verso il basso) tra la Maiora Mitho Degas <F> (in alto), la piuttosto piccola Pelikan M605 Tortoiseshell Black, la Maiora Aventus Unica e la Lamy Safari (in basso): la Mitho Degas, con e senza cappuccio, si conferma come una penna piuttosto grande, decisamente comoda per mani medie e/o medio-grandi

PROVA DI SCRITTURA

Maiora Mitho DEGAS palladio <F> 

Inchiostro: Iroshizuku Asagao Carta: Puntinato FABRIANO ECOQUA

NB: il righello che compare nella scansione del foglio ha lo scopo di consentire una valutazine dimensionalmente corretta dei risultati (spessori), che risulterebbero falsati da una riproduzione che non fosse in scala 1:1.

 

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